Buon Natale… ma anche no

“A Natale sono tutti più buoni”.

Una frase molto ricorrente sotto le festività natalizie e, prevalentemente, in ambito italiano.

Dal punto di vista della PNL, si tratta di una frase che fa parecchio uso del Milton Model, ossia il linguaggio abilmente vago.

Nello specifico, sono presenti una generalizzazione (“tutti”) e un termine di paragone non specificato (“più buoni”).

Le domande che si potrebbero fare usando il Metamodello, ossia il linguaggio di precisione, sono le seguenti:

– proprio tutti, nessuno escluso?

– cosa si intende, di preciso, per “buoni”? Cosa deve fare o come deve essere una persona, affinché la si ritenga buona?

– “più buoni” rispetto a chi, a cosa, a quando?

– secondo chi “a Natale sono tutti più buoni”? Chi lo dice?

Lo so, lo so, è una puntigliosa analisi, quella appena fatta.

Eppure, fa riflettere.

Davvero c’è bisogno del Natale per essere buoni? Non bisognerebbe esserlo sempre?

Una frase del genere fa pensare che un evento magico, il Natale, possieda poteri soprannaturali, tali per cui la gente, di colpo, diventa più buona.

La cosa è ironica, tanto più se si pensa che, in realtà, il Natale è in origine una festa pagana, che niente ha a che vedere con il buonismo di certe correnti religiose.

La cosa più interessante di tutte, poi, è la formula linguistica che usa la gente in questo periodo: “auguri di un sereno/buon/felice Natale”.

Auguri di cosa, di preciso?

Auguriamo agli altri di passare questa giornata in pace e armonia?

Benissimo, e tutti gli altri giorni dell’anno, invece, no?

Sì, sono abitudini.

Sì, è cultura, intesa come l’insieme delle credenze della maggior parte della gente che abita la nostra società.

Sì, sono modi di fare, di dire e tradizioni.

Eppure, linguisticamente, augurare a qualcuno di passare dei bei giorni in un periodo ristretto dell’anno, equivale quasi a dire “non me ne frega niente se durante tutto il resto dell’anno soffri e vivi male, l’importante è che il giorno di Natale lo passi bene. Poi, puoi pure morire” 🙂

Sono dell’idea che, se vuoi bene a certe persone, dovresti far loro gli auguri ogni singolo giorno dell’anno, non solo a Natale.

Auguri affinché la loro vita proceda sempre nel migliore dei modi.

Auguri affinché possano realizzare i propri sogni, raggiungere i propri obiettivi ed essere felici.

Auguri, affinché possano svegliarsi ogni mattina col sorriso e addormentarsi ogni sera con lo stesso, identico sorriso.

Questo, a mio avviso, è dimostrare davvero agli altri quanto gli vogliamo bene.

Non ricordarci di loro solo a Natale, con un messaggino inutile, usando una formula linguistica che vuol dire tutto e niente e che, di fatto, è assai poco felice.

Auguri, dunque, a chi voglio bene e a chi mi vuole bene.

Ma non di Natale, di ogni singolo giorno per una vita sempre gioiosa, illuminata e ricca di emozioni speciali.

 

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