Le 7 “Regole d’Oro” della comunicazione efficace (prima parte)
Quando vengo chiamato dalle aziende per tenere corsi di formazione sulla comunicazione, mi viene spesso richiesto di proporre temi nuovi e super evoluti.
La cosa per me è fattibile, perché nel mio catalogo formativo ho diversi argomenti parecchio avanzati, eppure resto sempre molto perplesso da questa richiesta.
Resto perplesso perché, in base alla mia esperienza aziendale (e in base a ciò che vedo nella mia quotidianità personale), la maggior parte delle persone, che spesso si definiscono “professionisti”, ha gravi lacune proprio sulle basi della comunicazione.
In altri termini, tutti che vogliono fare cose super evolute, ma poi cadono miseramente sui fondamenti, sull’ABC, sulle cose più importanti che, se non messe in campo, rendono vano l’utilizzo di qualsiasi tecnica avanzata.
Ma quali sono questi fondamenti?
A mio avviso, sono 7 le “regole d’oro” della comunicazione efficace. Ecco quali sono.
Regola 1 – Ascolta attivamente
Trovo sempre ironico il fatto che la prima regola della comunicazione efficace non sia qualcosa che devi dire, bensì tutto il contrario: stare in silenzio con le orecchie spalancate.
Lo so, è un super classico, eppure molte persone, pur sapendo che bisogna ascoltare, non lo fanno. Quando in aula, dopo essermi presentato, dico che per prima cosa parleremo dell’ascolto attivo, vedo molte persone fare un’espressione che sta a indicare “Ancora?! Ma è una cosa trita e ritrita!”. Poi sottopongo loro un breve questionario da compilare, che presenta una serie di domande sulla presentazione di me stesso che ho appena terminato e, guarda un po’, la maggior parte di loro sbaglia almeno la metà delle risposte. Dunque, come dice Richard Bandler (uno dei co-creatori della PNL): “Lo so che lo sai, ma lo fai???”.
Ho già scritto più volte che “ascoltare” è molto diverso da “sentire” o “aspettare il proprio turno per parlare”, così come ho scritto che, tra i pilastri dell’Ascolto Attivo ci sono l’assenza di giudizio, la capacità di ricordare ciò che ti viene detto e… la generosità. Puoi approfondire l’argomento su quest’altro articolo sul mio blog.
Regola 2 – Chiediti se ciò che stai dicendo interessa davvero all’altro
Gli americani sono soliti usare l’espressione “What’s in it for me?”. Ossia, “Cosa c’è (in ciò che mi stai dicendo) di interessante per me?”.
Ecco, molte persone, quando parlano, raccontano solo e unicamente ciò che ritengono sia importante per loro, senza mai chiedersi se quelle cose siano realmente interessanti per l’interlocutore.
Come spesso accade, “proiettiamo la nostra mappa”, cioè riteniamo che tutto ciò che è vero, giusto, importante per noi, lo sia anche per gli altri. E questo, nella realtà dei fatti, non accade così di frequente.
Inoltre, molti amano il suono della propria voce, e sproloquiare a lungo, con parole altisonanti o sciorinando tecnicismi uno dietro l’altro, li fa sentire orgogliosi, fieri, tronfi. Come se avessero bisogno di ostentare la loro competenza linguistica, culturale o tecnica, per andare a colmare una bassa autostima.
Ebbene, prima di aprire bocca, chiediti sempre se ciò che stai per dire è davvero interessante per l’interlocutore.
Inoltre, riagganciandosi alla prima regola, ricorda un famoso detto che afferma che possediamo due orecchie e una sola bocca perché dobbiamo ascoltare il doppio rispetto a quanto parliamo. Il che è anche riduttivo: meglio usare la Legge di Pareto, cioè per l’80% del tempo devi ascoltare e per il 20% parlare.
Regola 3 – Gestisci il tuo stato emotivo
A tantissimi corsi di comunicazione e di public speaking ti insegnano tecniche verbali, paraverbali e non verbali. Tutto giusto, se non fosse che quasi nessuno ti insegna prima una cosa fondamentale: come gestire il tuo stato emotivo, specialmente nelle situazioni emotivamente più impegnative.
Sì, perché non serve a niente conoscere le migliori strategie di comunicazione, se poi quel giorno sei nervoso, triste o arrabbiato: le tecniche non funzioneranno, perché il tuo interlocutore si accorgerà che qualcosa, in te, non funziona (penserà qualcosa del tipo “Sì, ha detto tante cose giuste, ma a pelle qualcosa non mi convince”).
Peggio ancora, può capitare che, per mille motivi che non è qui il caso di approfondire, il tuo interlocutore non ti stia simpatico. Ecco, se non impari a gestire in profondità queste sensazioni, qualcosa nella tua comunicazione, inevitabilmente, ti tradirà.
Ricordati che compiamo la maggior parte delle nostre scelte con un mix di emotività e istinto e, pertanto, non saranno le tue argomentazioni razionali a convincere in primis il tuo interlocutore: prima devi piacergli, devi ispirargli fiducia, devi essere empatico.
E se non lo sei davvero, ma fingi, se ne accorgerà.
Anche in questo caso, esistono tanti modi per gestire il proprio stato emotivo e, se vuoi approfondire, trovi un articolo dedicato a questo tema sul mio blog.
Regola 4 – Evita di perdere di vista l’obiettivo
Qual è l’obiettivo?
No, non è vendere, anche se di fatto vendiamo sempre (non solo prodotti o servizi, ma noi stessi: le nostre idee, le nostre convinzioni, la nostra persona).
Il primo, vero obiettivo da raggiungere in qualsiasi interazione umana è quello di piacere all’altra persona, di catturare la sua fiducia, la sua stima, il suo giudizio positivo.
In altri termini, l’altra persona deve pensare che valga la pena dedicare all’interazione con noi parte del suo tempo.
Ecco, se non gestisci il tuo stato emotivo, se ti arrabbi, se giudichi l’altro, perdi di vista l’obiettivo, perché la relazione andrà a rotoli e non arriverai mai a ottenere un rapporto di fiducia con il tuo interlocutore.
Certamente può capitare che l’altra persona dica qualcosa che non ci piace, faccia una critica o esprima un’obiezione particolarmente pungente, ma reagire emotivamente ti farà perdere la partita: sarà magari una piccola soddisfazione momentanea, ma nel medio/lungo periodo non è mai una scelta vincente.
Ovviamente, non mi riferisco alla mancanza di educazione: quella non va mai tollerata. Mi riferisco, appunto, a tante situazioni quotidiane in cui capita di trovarsi, con interlocutori che proprio non ci vanno a genio, perché fondamentalmente molto diversi da noi.
Quando senti che le tue sensazioni stanno cambiando e l’emotività sta prendendo il sopravvento, oltre a usare delle tecniche per gestire il tuo stato (tra cui la respirazione diaframmatica), ricordati qual è il tuo obiettivo.
[Continua…]
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